Nasce una nuova coalizione di corridori professionisti: “Ci sono tante cose da cambiare, gli atleti devono avere una posizione più forte”
Un’associazione già ci sarebbe. È la CPA (Associazione ciclisti professionisti), che è l’organismo di rappresentanza riconosciuto dall’UCI. A quanto pare, però, agli atleti che sono protagonisti del mondo del ciclismo professionistico questa non basta più, visto che tanti di loro si sono mossi per mettere in piedi una “coalizione”, che vedrebbe fra le sue fila anche alcuni fra i nomi più grandi del panorama. L’obiettivo della nuova corrente (per restare nel campo delle metafore politiche) è quello di ottenere un incontro con i vertici della CPA, il cui attuale presidente è l’italiano Gianni Bugno, prima dell’assemblea generale dell’associazione, prevista per fine giugno.
“Riteniamo che ci siano diverse cose che debbano essere cambiate – dice l’ex corridore Stef Clement in un’intervista a VeloNews, indicato come il riferimento dell’iniziativa – C’è un nuovo slancio nei confronti di questa proposta. Vogliamo migliorare tutto in una prospettiva più ampia”, il punto di vista espresso dal 37enne neerlandese, che ha smesso di correre nell’aprile 2018, quando vestiva la maglia dell’allora LottoNL-Jumbo.
Alla base del nuovo “movimento” ci sono diverse questioni: qualcuno si lamenta per la struttura del ciclismo, altri sono preoccupati da quella che ritengono una scarsa indipendenza della CPA rispetto all’UCI e qualcun altro ritiene che i ciclisti, che sono attori principali della scena, siano troppo frammentati nei confronti delle altre parti in causa (organizzatori, federazioni, squadre). “C’è un accumulo di cose che sono successe negli ultimi anni – le parole di Clement – E il tutto si è acceso con l’inizio del blocco delle corse, dopo la Parigi-Nizza 2020“.
Uno dei punti più caldi è quello del “diritto di voto”, dato che la CPA prevede la presenza di “gruppi nazionali” in rappresentanza dei loro membri, in particolare all’interno del comitato direttivo. Nei primi anni di attività solo Francia, Italia, Spagna e Svizzera avevano una rappresentanza, poi nel 2014 sono entrati altre associazioni nazionali. E solo a fine giugno ci sarà l’ingresso dei rappresentanti di Australia, Belgio e Polonia (mentre i Paesi Bassi hanno rinunciato già in passato alla presenza nella CPA): “Noi vogliamo che tutti i ciclisti siano riuniti con pari peso e avere un maggiore equilibrio nel dibattito con le altre forze presenti nel mondo del ciclismo. Vogliamo soprattutto una posizione più forte per tutti i corridori”.
Secondo VeloNews, i corridori coinvolti nel gruppo guidato da Clement ritengono di essere raramente consultati prima che la CPA prenda decisioni e di non essere abbastanza informati prima che si riunisca il Consiglio ciclistico retto dall’UCI, ambito in cui si prendono le decisioni più importanti, relative in particolare al World Tour. Il PCC (questo l’acronimo della struttura) esprime infatti 12 voti: uno spetta all’Associazione dei ciclisti, uno alla Commissione atleti, due agli organizzatori, due alle squadre e 6 a dirigenti dell’UCI…
E i nodi sarebbero tanti altri, dal modo in cui viene gestito il Fondo di solidarietà destinato ai corridori alla riduzione degli stipendi di questo periodo, passando per la salute dei ciclisti, tema quantomai sentito a causa della pandemia da Covid-19: “Noi speriamo di avere una discussione rispettosa – le parole di Clement – È possibile che in CPA pensino di fare un buon lavoro, ma crediamo che le cose possano essere fatte in un modo migliore. Hanno tanti motivi per ascoltarci e per considerare i miglioramenti che gli suggeriamo”.
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